Episodio storico ieri sera sul campo del Psg: nel bel mezzo dell'ultima gara del girone di Champions League, la partita tra i parigini e l'Istanbul Basaksehir è stata sospesa su decisione di entrambe le squadre, che hanno abbandonato il campo a seguito di un episodio di razzismo da parte del quarto uomo dei confronti di un giocatore seduto in panchina.
L'episodio
Ma cosa è successo nello specifico? Ricostruiamo insieme i fatti: al 15esimo minuto di gioco il quarto uomo Sebastian Coltescu si rivolge a un giocatore della squadra ospite usando l'espressione “ala negru” dal francese “è quel negro”. L'insulto razzista ha provocato immediato sdegno da parte di tutti i presenti, che hanno deciso di fermare il gioco per capire cosa stesse succedendo. In prima linea nella protesta anche i due giocatori del Psg Mbappè e Neymar, seguiti subito dall’intera squadra. Immediata la sospensione del match e l’annullamento della partita, rimandata a questa sera alle ore 18:55. Multa e divieto definitivo di arbitrare per il quarto uomo in tutte le partite future della UEFA Champions League.
Le giustificazioni
Controversa anche la questione della giustificazione linguistica a cui si appella l'incriminato: Sebastian Coltescu, che sostiene di non essere bravo a parlare inglese. Incrimanta soprattutto la parola "negru" che in rumeno non avrebbe alcuna sfaccettatura di razzismo come avviene invece nelle altre lingue.
Episodio storico
Al di là della questione linguistica, però, questa gara rimarrà nella storia per il messaggio deciso e compatto delle due squadre che hanno scelto di non transigere più sulle questioni di razzismo. Questo episodio, mai successo nell’intera storia della UEFA, deve e dovrà essere di insegnamento a tutti; durante questo anno abbiamo assistito a eventi terribili, se non brutali. La studio della storia ci insegna a non commettere i medesimi errori di tanti anni fa, ci insegna a guardare oltre alle apparenze, alle caratteristiche fisiche e sociali. Cerca di fornirci dei mezzi adatti per combattere tutte le forme di discriminazione. E allora chissà se anche lo sport non possa giocare lo stesso ruolo della storia. Siamo tutti uguali e diversi allo stesso tempo, ed è proprio questo il bello del mondo. Bisogna allontanare l’ignoranza e l’odio, per fare spazio all’amore e alla comprensione reciproca.