Il pallone del XXI secolo è fatto di contraddizioni e criticità che fanno riflettere su quanto questo gioco sia cambiato: sistemi di potere, istituzioni corrotte, speculazione economica. Non esistono più bandiere o attaccamento alla squadra. “Quella che tiene il sudore è la maglia” disse un vecchio saggio...questo sport sembra, ormai, un tessuto acrilico.
Il calcio è destinato a morire?
Se da un lato i numeri degli ascolti tv tra i giovani sono sempre più scoraggianti, dall’altro gli stadi sono sempre più pieni. C’è un doppio modo di vivere il tifo: lo sport in tv annoia, stucca e sembra sempre più finto e patinato; quello dal vivo continua ad accendere passioni e antichi entusiasmi che, al tempo degli highlights e dei social, sono un bene raro da custodire, un ritorno all’originale epica dello sport.
Calano gli ascolti, aumentano le presenze
In un discorso agli azionisti della Juventus del 24 ottobre 2019, Andrea Agnelli riportava che l’audience televisiva tra i 12 e i 34 anni era calata del 40%. Il 12 ottobre del 2023 Panorama (all’ottava giornata di Serie A) denunciava un calo degli ascolti televisivi di quasi 3,5 milioni di spettatori rispetto allo stesso punto dell’anno passato. Eppure, secondo Il Foglio, a conclusione del girone d’andata di questo campionato, si è registratoun dato storico: mai, dalla stagione ‘98/’99, gli stadi sono stati così pieni, viaggiando su una media di 30.692 tifosi. Certo, i prezzi sempre più alti sono un ostacolo notevole a che i giovani possano riempire gli spalti, ma questi numeri ci rivelano comunque qualcosa di fondamentale.
Gli stadi sono pieni perché sono luoghi autentici, dove per forza di cose si entra in contatto con diverse realtà, e quindi persone e quindi sentimenti, storie e vite. Gli appassionati non sono stufi del pallone, ma sono stufi del velo di finzione che lo ricopre, della politicizzazione del gioco e dell’iniquità di un sistema. Ridate al calcio il calcio.