"Ricordo quando ero piccolino, mio padre mi portava al Pianella. Ed è in quella curva che ho capito quant’era importante fare il tifo". Queste parole, tratte da un coro degli Eagles Cantù, la frangia più calorosa del tifo canturino, raccontano precisamente la nascita del mio amore per Cantù Basket e la curva, un ambiente speciale e diverso dagli altri per molti motivi.
A 6 anni (2010/2011) ho iniziato a tifare Cantù, seguendo le partite in Tv. Questa passione però è diventata amore nel giorno della mia prima partita al "Pianella": Cantù-Trento, 8 febbraio 2015, vinta dai biancoblu 110-84. Oltre alla vittoria, quel giorno mi ha colpito il calore (fisico e metaforico) trascinante della nostra curva, mai sperimentato dal vivo prima. Non per nulla per le partite casalin- ghe dei canturini si usa l’espressione: "effetto Pianella". Da quel giorno la mia passione per il tifo in curva è sempre cresciuta.
Dal 2019/2020 ho iniziato a frequentare stabilmente la curva, anche se solo per le partite in casa e fino allo stop a marzo per il Covid. Da allora sono passati oltre due anni prima che gli Eagles potessero tornare, a maggio 2022, liberi di tifare senza restrizioni numeriche e disciplinari (ma- scherine e distanza). Dopo questo periodo, qualcosa è cambiato in curva: c’è stato un vero e proprio ricambio generazionale, con tanti nuovi giovani “Eagles” a rimpolpare le fila della curva, nonostante la Serie A2. Un segnale importante, non solo per la nostra curva ma anche per il basket italiano, che sta registrando un ritorno importante di pubblico giovanile nei palazzetti.
Il post covid, per me, ha segnato l'inizio delle avventure in trasferta. Da Treviglio a Forlì, la più bella per il viaggio, passando da Vigevano, Casale e Milano, l'unica vinta (ahimè). Ma è solo l'inizio. Ciò che rende speciali le trasferte con gli Eagles Cantù è la folta rappresentanza ad ogni partita, da qualsiasi parte d'Italia. Che sia in Lombardia o Sicilia, poco cambia. "Giriamo tutta l'Italia, innamorati di questa maglia".