Sport
“Mai più”, il calcio femminile contro la violenza di genere
L’iniziativa di sensibilizzazione a cura della Divisione Serie A Femminile Professionistica contro il sessismo
Giorgia Alagna | 24 marzo 2025

Le donne del calcio combattono da tantissimi anni al fine di distruggere gli stereotipi e pregiudizi rivolti alle atlete, alle arbitre, e a qualsiasi figura femminile che popola questo sport. In seguito a un grave episodio di hate speech, la Divisione Serie A Femminile ha immediatamente cercato di intervenire attraverso un’attività di sensibilizzazione. 

Mai Più: da dove nasce la campagna di sensibilizzazione 

L’evento che ha scosso le coscienze di numerose persone è avvenuto a Roma. Domenica 23 febbraio si è disputata una partita tra le giovanili maschili dell’Achillea e Grifone Gialloverde, match arbitrato da una ragazza di 16 anni.

Un uomo sugli spalti avvia una telecronaca dal cellulare, e non risparmia i commenti denigratori contro l’arbitraggio della giovane. "Ma come fa una femmina ad arbitrare? ma non si è mai visto. Vai a fare gli gnocchi".

L’affermazione ha fatto il giro del Web, e il mondo del calcio femminile ha subito risposto presente. In occasione della giornata internazionale dei diritti delle Donne, la campagna "Mai Più" istituita nel 2022 dalla Divisione Serie A Femminile Professionistica, decide di realizzare un cartellone per combattere la violenza di genere: esso riporta una raccolta di commenti di natura sessista, estrapolati da Internet.

Prima dei fischi di inizio di ciascuna partita di serie A e B, disputate nel weekend dell’8 e 9 marzo, le capitane delle squadre e terne arbitrali hanno posato insieme per una fotografia reggendo questo cartello, al fine di denunciare l’hate speech e il sessismo nei confronti delle atlete e arbitre. 

Stereotipi e pregiudizi di genere nel calcio

Ma come mai esiste tutto questo accanimento, nei confronti delle figure femminili del mondo del calcio? Per rispondere a questa domanda, sarebbe opportuno partire da un principio: questo sport, per la maggior parte della popolazione italiana, appartiene agli uomini; il calcio è sempre stato relegato alla figura maschile, ormai da secoli. Di conseguenza, le donne che ne prendono parte, sono quasi percepite come una minaccia.  

Per spiegare meglio in che modo funziona  la mentalità della nostra società, le seguenti parole potrebbero rappresentare un piccolo riassunto: ‘’Non esiste che una donna possa arbitrare una partita; è una donna, non può conoscere il calcio.’’ Attraverso tale principio, a questo punto, se un ragazzo commette un errore, viene criticato per il suo sbaglio; se una ragazza commette un errore, viene criticata perché è una donna. La grave differenza è proprio questa.

Il calcio femminile ha fatto tanti passi avanti rispetto al passato, è vero. Sono state abbattute numerose barriere, attraverso lotte, proteste e denunce. Tuttavia, una concezione mentale retrograda è l’avversario più grande da affrontare e sconfiggere per raggiungere l’uguaglianza. Perché finché si attribuirà allo sport un genere, non sarà mai possibile arrivare a una parità veritiera.

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