Emozioni sotto rete
Capitani coraggiosi
Cristian Savani, in forza alla Lube e capitano della Nazionale, è uno dei giocatori più apprezzati dal volley italiano e lui ricambia la stima e l?affetto dei tifosi, credendoci sempre e non mollando mai
Maria Kostadinova | 9 maggio 2013
Quando è nata la tua passione per questo sport? E perché hai iniziato a praticare proprio la pallavolo?
La mia passione è nata nel momento in cui ho imparato a giocare; io giocavo a calcio fino all?età di 13 anni e mezzo. Dopodiché mi è stato proposto di andare a fare un provino a Montichiari. Io non sapevo giocare a pallavolo, ho iniziato lì; ero anche già abbastanza alto, quindi mi hanno chiesto di continuare e così ho fatto: ho continuato a giocare a pallavolo, mi è piaciuta, quindi ho abbandonato il calcio e mi sono concentrato solo su questo sport.
Qual è il momento più bello della tua carriera?
Sicuramente la medaglia olimpica a Londra.
Qual è stato il tuo primissimo pensiero con la medaglia al collo?
Beh, la medaglia l?ho dedicata al mio amico Bovolenta scomparso l'anno scorso, anche perché, prima che succedesse, lui mi incoraggiava a tener duro per la Nazionale; gliel?avevo tra virgolette promessa e averla potuta conquistare e dedicare a lui per me è stata veramente una soddisfazione enorme.
E che emozioni ti ha dato vestire la maglia della Nazionale per la prima volta?
Una grandissima gioia e allo stesso tempo tanta responsabilità: vestire la maglia della Nazionale è un?emozione completamente diversa da quella che ti dà qualsiasi altra maglia. Quando la indossi devi sentire che batte forte il cuore, perché vuol dire giocare per la tua nazione, la tua patria: è emozionante e allo stesso tempo senti tanta responsabilità in più.
E invece il momento più brutto? Ti è mai capitato di pensare ?Non ce la faccio, mollo tutto??
Sì. Purtroppo lo sport, come la vita, ti mette davanti a momenti bui, come risultati che non arrivano, infortuni, tante cose che ti mettono alla prova e ti temprano il carattere.
Mi è successo più di una volta di aver pensato di abbandonare, però sono uno abbastanza testardo, non mi scoraggio facilmente. E poi ho capito che, come nella vita, ci sono alti e bassi, quindi adesso non perdo subito la pazienza, ma cerco di affrontare i momenti difficili nel miglior modo possibile, perché so che alla fine riuscirò a provare le emozioni che cerco e che mi fanno amare questo sport.
A proposito di infortuni: sei stato fermo qualche mese, come ti sei sentito a vedere la tua squadra in tv?
È stato snervante: ho capito finalmente cosa provano i tifosi e gli addetti ai lavori che non possono giocare. Sul campo ti carichi di tensione, ma hai la possibilità di sfogarti, mentre quando stai fuori la accumuli e basta: quindi alla fine della partite ero più stanco e più nervoso di quanto non lo fossi quando invece giocavo.
Sappiamo che tra i tuoi hobby c?è la musica, ascolti qualcosa prima della partita? Più che altro durante i lunghi viaggi con la Champions o con la Nazionale. O musica o film, ne faccio un consumo spropositato: il cinema mi piace molto.
Qual è il tuo film preferito?
Prima era Braveheart, adesso è Trecento, comunque quei film epici dove c?è sempre un eroe che cerca di salvare il suo popolo, la sua nazione.
Tu vieni da una regione dove ci sono forze politiche che non si sentono molto italiane...
Ma io non condivido minimamente le idee della Lega Nord. Penso che questa nazione abbia fatto tanto per restare unita, sono morte tantissime persone per cercare di renderla tale, quindi dobbiamo fare del nostro meglio per conservarla così, ma anche per riprenderci tutti insieme da questo momento difficile per il nostro Paese.
Lo sport unisce, no?
Sicuramente, poi adesso con la Nazionale stanno arrivando anche i risultati, si sta appassionando molta gente...
Nella tua scheda si legge che detesti le persone false: ti è capitato che ti si sia avvicinato qualcuno solo per il tuo successo?
Si, è capitato, però sono diventato bravo a riconoscerli subito, quindi non li lascio andare al di là del saluto, del Cristian superficiale.
Cosa pensi di fare dopo che avrai smesso di giocare?
Questa è una bella domanda! Penso che il 99% dei pallavolisti non sappia risponderti, non siamo come i calciatori che possiamo permetterci di vivere di rendita. Molti rimangono nell?ambiente come dirigenti o allenatori, io sinceramente se posso vorrei fare altro, però ancora non ci ho pensato. Sicuramente cercherò di fare qualcosa con lo stesso impegno di quando gioco.
Un consiglio da dare ai giovani che amano la pallavolo e vorrebbero diventare anche loro grandi come te?
Una cosa che non ho mai smesso di fare: non ho mai smesso di sognare; ho sempre sognato di diventare capitano della Nazionale e di vincere la medaglia alle Olimpiadi. Ecco, io penso di essere uno dei pochi fortunati a essere riuscito a realizzarli tutti e due, ma penso anche di esserci riuscito perché dentro di me ho sempre sperato e non ho mai smesso un secondo di credere in quello che facevo. Quindi un consiglio che posso dare è credere sempre nei propri sogni. A volte si realizzano.
La mia passione è nata nel momento in cui ho imparato a giocare; io giocavo a calcio fino all?età di 13 anni e mezzo. Dopodiché mi è stato proposto di andare a fare un provino a Montichiari. Io non sapevo giocare a pallavolo, ho iniziato lì; ero anche già abbastanza alto, quindi mi hanno chiesto di continuare e così ho fatto: ho continuato a giocare a pallavolo, mi è piaciuta, quindi ho abbandonato il calcio e mi sono concentrato solo su questo sport.
Qual è il momento più bello della tua carriera?
Sicuramente la medaglia olimpica a Londra.
Qual è stato il tuo primissimo pensiero con la medaglia al collo?
Beh, la medaglia l?ho dedicata al mio amico Bovolenta scomparso l'anno scorso, anche perché, prima che succedesse, lui mi incoraggiava a tener duro per la Nazionale; gliel?avevo tra virgolette promessa e averla potuta conquistare e dedicare a lui per me è stata veramente una soddisfazione enorme.
E che emozioni ti ha dato vestire la maglia della Nazionale per la prima volta?
Una grandissima gioia e allo stesso tempo tanta responsabilità: vestire la maglia della Nazionale è un?emozione completamente diversa da quella che ti dà qualsiasi altra maglia. Quando la indossi devi sentire che batte forte il cuore, perché vuol dire giocare per la tua nazione, la tua patria: è emozionante e allo stesso tempo senti tanta responsabilità in più.
E invece il momento più brutto? Ti è mai capitato di pensare ?Non ce la faccio, mollo tutto??
Sì. Purtroppo lo sport, come la vita, ti mette davanti a momenti bui, come risultati che non arrivano, infortuni, tante cose che ti mettono alla prova e ti temprano il carattere.
Mi è successo più di una volta di aver pensato di abbandonare, però sono uno abbastanza testardo, non mi scoraggio facilmente. E poi ho capito che, come nella vita, ci sono alti e bassi, quindi adesso non perdo subito la pazienza, ma cerco di affrontare i momenti difficili nel miglior modo possibile, perché so che alla fine riuscirò a provare le emozioni che cerco e che mi fanno amare questo sport.
A proposito di infortuni: sei stato fermo qualche mese, come ti sei sentito a vedere la tua squadra in tv?
È stato snervante: ho capito finalmente cosa provano i tifosi e gli addetti ai lavori che non possono giocare. Sul campo ti carichi di tensione, ma hai la possibilità di sfogarti, mentre quando stai fuori la accumuli e basta: quindi alla fine della partite ero più stanco e più nervoso di quanto non lo fossi quando invece giocavo.
Sappiamo che tra i tuoi hobby c?è la musica, ascolti qualcosa prima della partita? Più che altro durante i lunghi viaggi con la Champions o con la Nazionale. O musica o film, ne faccio un consumo spropositato: il cinema mi piace molto.
Qual è il tuo film preferito?
Prima era Braveheart, adesso è Trecento, comunque quei film epici dove c?è sempre un eroe che cerca di salvare il suo popolo, la sua nazione.
Tu vieni da una regione dove ci sono forze politiche che non si sentono molto italiane...
Ma io non condivido minimamente le idee della Lega Nord. Penso che questa nazione abbia fatto tanto per restare unita, sono morte tantissime persone per cercare di renderla tale, quindi dobbiamo fare del nostro meglio per conservarla così, ma anche per riprenderci tutti insieme da questo momento difficile per il nostro Paese.
Lo sport unisce, no?
Sicuramente, poi adesso con la Nazionale stanno arrivando anche i risultati, si sta appassionando molta gente...
Nella tua scheda si legge che detesti le persone false: ti è capitato che ti si sia avvicinato qualcuno solo per il tuo successo?
Si, è capitato, però sono diventato bravo a riconoscerli subito, quindi non li lascio andare al di là del saluto, del Cristian superficiale.
Cosa pensi di fare dopo che avrai smesso di giocare?
Questa è una bella domanda! Penso che il 99% dei pallavolisti non sappia risponderti, non siamo come i calciatori che possiamo permetterci di vivere di rendita. Molti rimangono nell?ambiente come dirigenti o allenatori, io sinceramente se posso vorrei fare altro, però ancora non ci ho pensato. Sicuramente cercherò di fare qualcosa con lo stesso impegno di quando gioco.
Un consiglio da dare ai giovani che amano la pallavolo e vorrebbero diventare anche loro grandi come te?
Una cosa che non ho mai smesso di fare: non ho mai smesso di sognare; ho sempre sognato di diventare capitano della Nazionale e di vincere la medaglia alle Olimpiadi. Ecco, io penso di essere uno dei pochi fortunati a essere riuscito a realizzarli tutti e due, ma penso anche di esserci riuscito perché dentro di me ho sempre sperato e non ho mai smesso un secondo di credere in quello che facevo. Quindi un consiglio che posso dare è credere sempre nei propri sogni. A volte si realizzano.
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